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Sole e plastica: il rischio scolorimento. La soluzione firmata Chimar

L’estate è sinonimo di giornate all’aria aperta, relax sotto il sole e vita all’esterno. Ma se per noi qualche ora di esposizione può provocare una scottatura, per la plastica gli effetti a lungo termine possono essere ancora più visibili… e permanenti. Hai mai notato quella vecchia sedia da giardino che un tempo era di un bel rosso intenso e ora è diventata deteriorata e sbiadita Non è solo colpa del tempo che passa, ma anche – e soprattutto – della luce solare.
L’effetto dei raggi solari sulla plastica: una questione molecolare
I raggi ultravioletti (UV), parte della radiazione solare, sono tra i principali responsabili del degrado dei materiali plastici esposti all’esterno. Quando colpiscono la superficie del materiale, innescano un processo chiamato fotodegradazione, che può portare a cambiamenti nel colore, alla comparsa di crepe o alla perdita di integrità meccanica.
In particolare, i pigmenti colorati presenti nella plastica possono subire un’alterazione molecolare: i raggi UV rompono i legami delle molecole cromofore, ovvero quelle che determinano la colorazione. Questo è ciò che provoca la perdita di brillantezza e la trasformazione della plastica in una superficie scolorita e poco uniforme.
Un fenomeno ancora più evidente nei pigmenti organici, che – contenendo atomi di carbonio – risultano più sensibili all’ossidazione rispetto ai pigmenti inorganici.
Non solo sole: quando l’ambiente accelera lo scolorimento
La luce è solo una parte della storia. Umidità, polvere, salsedine e pioggia sono altri agenti atmosferici che interagiscono con i materiali plastici, contribuendo a modificarne l’aspetto e le prestazioni.
Immagina due oggetti identici: uno lasciato all’aperto su una terrazza a Tokyo, l’altro sotto il sole del Marocco. Sebbene entrambi siano esposti alla luce solare, i diversi livelli di umidità, agenti esterni e a diversa intensità di luce a cui sono sottoposti li porteranno ad invecchiare in modo diverso.
Geografia e intensità solare: il colore sbiadisce prima sotto i tropici
L’intensità dei raggi UV varia notevolmente in base alla latitudine. Non è un caso se lo stesso mobile da esterni resiste meglio nel Nord Europa rispetto a un suo gemello posizionato su una terrazza affacciata sul Mediterraneo.
Più ci si avvicina all’Equatore, maggiore è l’intensità della radiazione solare, e di conseguenza, più veloce sarà il degrado della plastica esposta. Studi e grafici sull’irraggiamento globale lo confermano: il Sole non colpisce allo stesso modo ovunque.
Come testiamo la resistenza della plastica al sole?
Aspettare anni per verificare se un materiale scolorisce non è un’opzione praticabile per l’industria. Per questo esistono strumenti che simulano in tempi brevi ciò che accadrebbe in natura in mesi o anni.
Parliamo di macchine per l’invecchiamento accelerato, che espongono i campioni a radiazioni UV (spesso con lampade allo xeno, che simulano in maniera molto accurata lo spettro solare) e talvolta anche ad altri agenti atmosferici. Questo tipo di test permette di prevedere in anticipo come si comporterà un determinato materiale in condizioni estreme o prolungate.
Prevenire lo scolorimento: pigmenti e additivi come alleati
Per proteggere gli articoli plastici, si può agire su due fronti:
Scegliere pigmenti più resistenti o pigmenti inorganici offrono una resistenza superiore alla luce rispetto a quasi tutti quelli organici, rendendoli la scelta preferita per applicazioni outdoor. Hanno però una gamma cromatica più limitata e meno brillante.
Un’opzione interessante è creare formulazioni miste, combinando pigmenti organici e inorganici per bilanciare estetica e durata. In alcuni casi, è possibile anche trattare i pigmenti organici per migliorarne la stabilità alla luce. Tra i più utilizzati ci sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio, che hanno una protezione del polimero.
Inserire additivi anti-UV
Proprio come la crema solare protegge la pelle, gli additivi UV proteggono la plastica. Si tratta di sostanze che vengono inserite nella miscela plastica in fase di produzione e che agiscono assorbendo o deviando i raggi UV prima che raggiungano i pigmenti colorati.
Stabilizzatori alla luce come gli HALS (Hindered Amine Light Stabilizers) e gli assorbitori UV, ciascuno con meccanismi chimici differenti ma con un unico obiettivo: proteggere la struttura del materiale.
Il colore si può difendere
Sole, umidità, polvere e salsedine non devono per forza essere i nemici della plastica. Chimar, con la sua esperienza nella formulazione di masterbatch e pigmenti ad alta resistenza, offre la giusta combinazione di soluzioni mirate per realizzare prodotti per esterni in grado di mantenere nel tempo bellezza, colore e funzionalità.
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